The Haunting Green – The Haunting Green EP (2014)
Per chi ha fretta:
Col loro primo EP omonimo, i friulani The Haunting Green firmano un ottimo punto di partenza. Il loro post-metal dalle tante influenze, che avevo avuto modo di apprezzare già dal vivo, è tecnicamente impeccabile ed evoca atmosfere che riescono a coinvolgere molto bene. Poco male se il suono generale potrebbe essere più pulito e se la proposta del gruppo è leggermente dispersiva: le quattro canzoni effettive del mini album incidono molto bene, in particolare la lunga Our Days in Silence e la strisciante Eradicate. Per questo, The Haunting Green EP è un ottimo lavoro, inciso da un gruppo che gli amanti del post-metal dovranno tener d’occhio.
La recensione completa:
Streganti. Questo era in sintesi il mio giudizio, nel live report dell’Into the Abyss Fest di qualche mese fa, sul duo friulano The Haunting Green. La loro prestazione mi aveva infatti catturato moltissimo, quella sera, così avevo fatto mio il loro EP d’esordio senza pensarci due volte. Mi sono ritrovato tra le mani un dischetto fascinoso e ben fatto, come vedremo tra poco. Gran parte del merito è dello stile del gruppo: è un post-metal etereo e dilatato, oltre che vicino alle frange più sperimentali del genere; in più ci sono tantissime influenze dirette, che vanno dal drone al rock progressivo, passando per il doom classico e il metal estremo. Oltre che da una buona dose di personalità, questo genere è aiutato da due fattori: da un lato ci sono atmosfere alienanti e dense, nere, che rendono il disco impenetrabile e avvolgente. Dall’altra parte però c’è anche un esecuzione perfetta e curatissima, non molto comune all’interno dei generi più atmosferici del metal: la prestazione eccezionale del duo, pur non avvicinandosi quasi mai al classico techno metal, è in effetti un altro punto di forza di The Haunting Green EP. D’altro canto, l’album non è nemmeno esente da qualche pecca: il più evidente è che in parte la magia sprigionata dal vivo viene qui limitata dalla produzione. Il mini album suona abbastanza bene in realtà per essere un esordio assoluto, ma in futuro qualcosa di più incisivo e pulito potrà fare la differenza in misura maggiore. Un’altra criticità è che la musica dei The Haunting Green a tratti sembra ancora un po’ dispersiva: è però un dettaglio che incide ancor meno del precedente in un lavoro che come vedremo ha molti più pregi che difetti.
The Mournful Sons si avvia con un lungo intro fatto di sonorità elettroniche lontane, ossessive e alienanti. Si viene così a creare una strana tensione, che si spezza solo quando la batterista Chantal Fresco entra in scena con il suo drumming leggero, accompagnato anche dagli arpeggi di chitarra pulita di Cristiano Perin. Questa norma prosegue ancora a lungo, prima che il pezzo entri finalmente nel vivo. Abbiamo allora una norma più heavy ma non esuberante, in cui le ritmiche di chitarra sono dissonanti e orientate all’atmosfera; al di sopra, lo scream di Perin rende il tutto più intimista e cupo. Si alternano da qui in poi momenti più movimentati e potenti e altri più espansi e di puro mood, sottolineate sempre dall’elettronica. L’oscura progressione porta la traccia lentamente verso la fine, che torna a essere morbida e tranquilla: nel complesso abbiamo un pezzo molto interessante, anche se probabilmente i successivi sono migliori. Lo è sicuramente Our Days In Silence, che comincia tranquilla ma anche più sinistra della precedente, con melodie di chitarra echeggianti e dissonanti sotto cui si mette in mostra la bravissima drummer. Sembra che si debba proseguire così a lungo, quando avviene uno strappo: entra in scena un riffage cupo e doomy, dai vaghi accenni drone, che avanza lento ma mastodontico, con un’incisività fin’ora inedita. Tutto ciò è potenziato dallo scream di Perin e da un’evoluzione che rende l’atmosfera man mano più drammatica e profonda. Le acque si calmano solo al centro, quando la chitarra si spegne e dopo un raccordo di musica puramente drone, confluisce in una parte retta da un malinconico arpeggio. Questa nostalgia domina anche quando, subito dopo, la traccia riprende potenza, ma senza l’inquietudine precedente, solo una tristezza ben palpabile. Questa lunga coda atmosferica è anche per questo la parte migliore di un pezzo che tuttavia è splendido in toto, risultando il più valido dell’EP.
Eradicate esordisce subito con un riff non potente ma che riesce a incidere splendidamente, con la sua melodia circolare e vorticosa. Questa impostazione ritmica, che peraltro tende a variare abbastanza, lascia a tratti la scena a lunghi stacchi molto più aperti, puro post-rock etereo e pieno di echi. Questo dualismo va avanti per tutta la canzone, ma la struttura è piena di variazioni che fanno tenere l’attenzione alta: in special modo, brillano le parti in cui le due anime del pezzo si uniscono. Il risultato è un brano breve e che passa in un lampo, ma lascia un’ottima impressione dietro di sé, il migliore dell’intero The Haunting Green EP insieme al precedente. Al breve outro di Eradicate si unisce senza pause IIII, un interludio di un paio di minuti di pura musica drone, dominata da feedback, vaghe percussione e suoni lontani. Più che un brano vero e proprio è un’introduzione per V, che dopo un attimo di pausa riparte con sonorità post-metal piuttosto energiche. La principale protagonista del pezzo è infatti la chitarra di Perin, che alterna il riffage principale con lunghi fraseggi più arzigogolati e dall’appeal quasi progressive, ben assistito dalla solita Fresco, autrice di un’altra prestazione degna di nota. Molto buono è anche il lungo passaggio finale, più leggero e post-rock oriented del resto, in cui fanno sfoggio di sé ottimi fraseggi e belle dissonanze. Nel complesso è un finale appropriato per un pezzo che seppur soffra leggermente di dispersività è di livello più che buono, e chiude l’EP in maniera adeguata.
Tirando le somme, pur non essendo perfetto questo EP d’esordio è di buonissimo valore, tra i pochi difetti e la tanta sostanza che mostra. I The Haunting Green sono insomma un’ottima band, matura e con una personalità ben distinta. Il mini è un punto di partenza adeguato, ma probabilmente questo duo saprà fare ben di meglio in futuro. Perciò, se siete amanti del post-metal, specie se a tinte sperimentali, quello dei friulani è un nome che dovete assolutamente segnarvi!
Voto: 75/100 (voto massimo per gli EP: 80)
Mattia
Tracklist:
- The Mournful Sons – 07:38
- Our Days in Silence – 08:13
- Eradicate – 05:48
- IIII – 01:52
- V – 05:03
- Cristiano Perin – voce, chitarra ed elettronica
- Chantal Fresco – batteria