Dopo aver debuttato nel 2017 con l’ottimo Memories Have No Name i milanesi Althea raggiungono la loro seconda pubblicazione The Art of Trees e progrediscono ulteriormente nella creazione di uno stile proprio. Si sviluppa a partire da un prog di matrice melodica, interessato da una particolare fusione con sonorità art rock che contribuiscono ad estendere la varietà di suoni ed influenze all’interno di questo nuovo lavoro.
Il disco alterna momenti riservati alle intenzioni melodiche della band a sezioni di vero e proprio progressive, ed ogni pezzo pulsa di un’energia personalissima che lo rende particolare e lo differenzia dagli altri. La produzione sonora del disco risulta già molto matura anche se la band è solamente alla sua seconda pubblicazione, e ciò permette di far risaltare i numerosi elementi che vanno a costituire l’essenza del sound proposto dagli Althea. Ogni brano presente sulla tracklist dovrebbe essere ascoltato attentamente più di una volta per poterne apprezzare a pieno ogni piccolo dettaglio, dalle ritmiche ai vari inserti di ogni tipo che sono tipici delle composizioni di stampo prog. Sebbene nel suo complesso il disco non si possa annoverare tra i capolavori del progressive moderno, ha comunque tutti gli elementi per difendersi al meglio nel panorama italiano ed internazionale; la formazione milanese si gioca bene le sue carte e trova soluzioni abbastanza fantasiose per esprimere il suo stile e non esita ad aggiungere alla sua proposta stilistica elementi che la possano rendere in qualche modo unica e riconoscibile. Per catturare l’attenzione fin dai primi ascolti funziona bene il mix tra il melodico ed il prog puro al quale gli Althea ci hanno abituati ed il gruppo stesso sa benissimo che questo è uno dei suoi punti di forza. A confermare ciò è proprio questa dualità il pilastro fondante di The Art of Trees, un concept album nel quale il protagonista rivive andando a ritroso tutti gli aspetti dell’esperienza umana, dalla morte fino alla nascita. L’interpretazione del gruppo ha ancora qualche aspetto da limare ma tutto sommato questa nuova uscita racchiude in sé la crescita importante che la band ha fatto in un solo anno dopo l’esordio. Un’evoluzione del genere in un periodo di tempo così breve è certamente un buon segnale per un gruppo che non ha paura di sperimentare e portare i suoi confini sempre un passo più in là.