Ci siamo già occupati dei R.U.S.T.X in occasione dell’uscita di T.T.P.M., il loro secondo disco pubblicato nel 2017 (che faceva da seguito all’ottimo esordio registrato nel 2011). A distanza di due anni il quartetto cipriota torna in studio per aprire un nuovo capitolo della propria storia portando avanti l’ottimo lavoro svolto sulla precedente pubblicazione.
Il mix vincente tra hard rock e heavy metal classico torna anche in Center of the Universe e l’utilizzo massiccio della tastiera conferma il percorso stilistico intrapreso dalla band. Nonostante una performance vocale da rivedere in alcuni punti, la proposta dei R.U.S.T.X è complessivamente di buon livello: le ritmiche sono vivaci e ben architettate, oltre che suonate con una buona capacità tecnica. Nel continuo altalenarsi dei due generi che influenzano in maniera massiccia l’interpretazione del gruppo viene fuori questo fantasioso ibrido che risalta anche per la sua “teatralità”. Dal momento che le atmosfere melodiche sembrano essere l’approccio principale scelto dal quartetto, è di fondamentale importanza far sì che il pattern sul quale si muovono chitarra, basso e batteria sia adeguatamente supportato con un altro strumento che possa in qualche modo contrastarne il suono. Proprio in questo frangente si inserisce il lodevole lavoro delle tastiere di Katerina Xanthou: sono uno splendido sfondo narrativo sul quale si muovono tutte le trame compositive disegnate per questa terza opera dei ciprioti, dando vita ad uno stile sicuramente influenzato da sonorità conosciute ma in grado di raccontare la personalità creativa di questa formazione. Anche la terza prova portata in scena dai R.U.S.T.X risulta efficace e dà ragione alle scelte operate dai quattro musicisti, e il periodo di crescita che stanno affrontando al momento promette altri dischi di qualità all’orizzonte.