I PIC (Pawns In Chess) sono un trio formatosi a Torino nel 2017 e giunto nel 2019 alla sua prima pubblicazione, un EP che porta il nome di Hiding Places. Il loro hard rock si fonde con influenze blues che esaltano le scelte compositive operate dalla band, particolarmente mature nonostante l’esperienza relativamente limitata dei tre.
Il sound ottenuto in questo disco riporta la memoria allo stile hard rock di qualche decennio fa: il tipo di distorsione scelto per la chitarra, il suono emesso dalle pelli e il riverbero della voce energica di Giulia Chinaglia riescono a ricreare l’atmosfera che appartiene all’epoca d’oro del genere. Hiding Places è stato un buon esperimento iniziale per capire se la band fosse in grado o meno di appropriarsi di un certo tipo di sonorità e sembra essere anche riuscito. E’ difficile muoversi con fantasia in una sfera musicale che nel corso dei decenni ha dato spazio ad una quantità innumerevole di gruppi, ma trovare un’interpretazione personale che possa esprimere una sfumatura interessante dovrebbe essere l’obiettivo di chiunque voglia abbracciare il mondo dell’hard rock. I PIC trovano la propria dimensione adagiandosi sulle influenze più classiche ma sanno come supportare adeguatamente i loro brani originali, rimodellando tali ispirazioni a proprio vantaggio. Sebbene ciò comporti un parallelismo obbligatorio con le opere del passato, è vero anche che l’eccessivo affidamento alle sonorità che più hanno determinato il percorso di una band agli esordi è una pecca parzialmente perdonabile; nella ricerca di una identità che possa essere riconoscibile, può risultare infatti necessario attingere (anche in misura piuttosto massiccia) alle colonne portanti del genere di riferimento. In questo breve episodio che dà il via alla storia del trio piemontese non mancano tuttavia degli spunti dai quali il gruppo può partire per sviluppare un proprio stile personalissimo, anche in virtù degli accenni di blues cui si faceva riferimento nell’introduzione.