Gli Aronious sono un gruppo statunitense, nato nel 2011. In 9 anni è riuscito a concludere la parte più importante del percorso di una band, pubblicare il primo full-lenght. Perspicacity mi ha colpito subito per la sua scorrevolezza. Ogni traccia (o quasi) è ben legata a quella successiva, elemento che mi dà sempre molta soddisfazione.
Analizzare ogni singolo pezzo in sé è difficile in questo caso, in quanto è difficile concepire un inizio e una fine. Infatti l’album è molto costante nelle tracce, il loro concetto musicale ci viene mostrato chiaramente.
Il percorso musicale lo dividerei in due parti, la prima fino a An Assembled Reality e la seconda fino a Inconclusive. Entrambe iniziano con una suite da due atti, rispettivamente Perspicacity e Modernity. La prima ci introduce al disco in maniera climatica, c’è un graduale arrivo a questo death metal che nella seconda parte si scatena in tecnicismi notevoli, che anche nella loro esagerazione non risultano logorroici, anzi si fanno apprezzare volentieri.
Mentre la seconda suite è totalmente strumentale in entrambe le parti, la divisione c’è perché tra l’inizio della traccia e la canzone precedente c’è l’unico stacco dell’album con fade out e fade in, che questa volta mi vedono piuttosto magnanimo, in quanto rimangono coerenti collegando comunque le due tracce dando un minimo di riposo. Anche qui la seconda parte è più tecnica della prima, facendo un confronto si può notare nella strumentale un approccio leggermente più melodico, per colmare l’assenza vocale.
Tralasciando le suite, gli altri brani sono tutti consistenti, ogni canzone ha degli spunti molto carini. Tra questi quelli che mi sono piaciuti di più sono alcuni sprazzi groove(non inteso come genere) in An Assembled Reality. I riff iniziali di Self Induced Affliction hanno una brutalità eccezionale specialmente all’ottimo incastro chitarra/doppia cassa. Infine A Grim Fate che si avvicina molto alle atmosfere dei Gojira, probabilmente il mio brano preferito di questo lavoro.
In conclusione, il lavoro ha un concetto di base che ha messo delle ottime fondamenta per tenerlo in piedi. Questo porta necessariamente alla solidità e coerenza di questo lavoro fino alla fine, dove c’è il fade out più azzeccato in un album da me recensito, infatti Inconclusive lo fa ben intuire; coerenza in ogni secondo. Insomma, niente male per essere il primo lavoro. Sicuramente i nove anni dietro alla scrittura sono stati fruttuosi.