Dopo dodici anni di silenzio gli ellenici Dreamlord tornano a pubblicare un full-length portando avanti le scelte stilistiche operate in occasione dell’esordio con l’album omonimo. I brani presenti su questo nuovo lavoro hanno un’anima profondamente immersa nel thrash ma non sono privi di influenze provenienti dall’heavy più classico.
La band greca trova la sua dimensione in una gamma di sonorità che deve la sua ispirazione al modo di intendere il thrash delle origini. Le ritmiche particolarmente serrate che caratterizzano Disciples of War riportano gli ascoltatori agli anni in cui questo genere ha preso forma, servendosi di forme espressive che ricordano le band di maggior successo. Nonostante ciò, la seconda fatica dei Dreamlord non è da considerare banale o poco ispirata: ci troviamo di fronte ad una tracklist che esplora la personalità del quartetto in modo molto genuino e che permette di inquadrarne la proposta stilistica a più di un decennio dall’esordio. L’associazione alle colonne portanti del thrash internazionale è inevitabile dal momento che è possibile scovare, in diversi momenti, quelle stesse architetture sonore che negli anni ottanta e novanta scossero il mondo del metal inventando di fatto una forma espressiva che fino a quel momento aveva rivelato solo in parte il proprio potenziale. Sperando di non dover attendere così a lungo anche per il terzo album in studio, sarebbe bello vedere i quattro musicisti azzardare qualcosa in più dal punto di vista compositivo in una nuova direzione che possa anche guardare al moderno. Le capacità tecniche ci sono e le fondamenta di questo progetto, almeno per quanto riguarda la parte musicale, sono ben salde: i Dreamlord sanno come far rivivere il thrash puro alla maniera dei mostri sacri, ma dietro questo amore per i grandi classici c’è sicuramente dell’altro Disciples of War lo ha dimostrato.