Questa è una band da non sottovalutare, ma anzi, da scoprire in ogni suo aspetto. Oggi, con questa recensione, parlerò dei Guardian of Lightning. Il terzetto nato in Brasile nel 2017 e composto dal bassista Roger Fino (in arte Iron King), suo padre Marco Fino, voce e chitarra, e Lord Drum, batterista, si è da sempre proclamato come capostipite di un apparente nuovo genere, il thunder metal. Da questa apparente classificazione, aspetto ormai sempre più diffuso nel metal, è nata la mia curiosità riguardo al loro operato, scoprendo di conseguenza il loro album di debutto Cosmos Tree, uscito il 17 luglio 2020 via Eclipse Records. Approfondendo ogni singolo aspetto dell’album, si può notare un peculiare tratto distintivo all’interno del loro sound: se di base i brasiliani si rifanno alla prima ondata della NWOBHM prendendo spunto da colossi come Motörhead e Black Sabbath, dall’altro riescono quasi ad “interpretare” con una nuova modalità il genere sostituendo il tipico ruolo di chitarra solista con quello di un basso elettrico fragoroso ultra pesante. Probabilmente è da questa impostazione che nasce la nuova classificazione del genere, prendendo come riferimento il rumore di un tuono (da cui deriva il nome) e immettendolo nelle trame musicali di ogni canzone.
Già dalla prima omonima Cosmos Tree, successiva alla breve Intro, si nota come i nostri mettano molto più in risalto il basso rispetto alla chitarra: gli assoli sono presenti, e anche ben udibili, ma alle volte acidi e sottotono per dare risalto soprattutto al basso.
Iron King non nasconde l’influenza di maestri quali Lemmy Kilmister, Joey DeMaio e Cliff Burton, prendendo dal primo l’irruenza selvaggia, dal secondo il modo di suonare il proprio strumento più come una chitarra che come un basso e dal terzo la particolare distorsione e le linee aggressive. Il suono, quindi, risulta corposo e pesantissimo dando al termine “thunder” tutto il suo significato. Questo lo si può notare soprattutto nei brani finali dell’album, come Follow Your Silver Shine, un pezzo Sabbath-iano in cui il basso è l’assoluto protagonista nonostante vocals e drumming perfetti, oppure Inside of Us, cavalcata di puro hard n heavy maestosa e pesante al punto giusto.
Niente di nuovo, ma sicuramente fatto bene. Cosmos Tree è un chiaro esempio non solo di revival, ma anche di una reinterpretazione del tutto personale verso un genere che, da ormai 40 anni, è stato già rivisitato tante volte. Nessuno ha mai osato come i Guardian of Lightning, e vedere risultati convincenti come questi lascia pochi subbi sul futuro roseo di questa band.