Left for Dead – LFD (2020)
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PRESENTAZIONE | I Left for Dead sono un trio hard rock californiano giunto alla sua sesta pubblicazione con LFD (2020). |
GENERE | Un hard rock piuttosto classico e poco altro da mostrare. |
PUNTI DI FORZA | Un songwriting spigliato che riesce a guadagnarsi l’attenzione dell’ascoltatore. |
PUNTI DEBOLI | Troppo devoto alle sonorità classiche dell’hard rock, non c’è veramente nulla di nuovo da scoprire all’interno di LFD. |
CANZONI MIGLIORI | Cool Black (ascolta) |
CONCLUSIONI | Con LFD, i Left for Dead svolgono il compito facile e non impiegano troppi sforzi nella stesura di un disco che potesse veramente esaltare la personalità dei tre. |
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I californiani Left for Dead sono arrivati quest’anno alla loro sesta pubblicazione con LFD, disco hard rock che si affida alle sonorità più classiche del genere. Il trio statunitense decide ancora una volta di non rischiare eccessivamente e ricalcare i suoi punti di forza, puntando più alla durezza del suono che al virtuosismo.
Il lavoro prodotto dalla band risulta tutto sommato godibile, anche se i brani che vanno a comporre l’opera sono piuttosto deboli da un punto di vista generale. Nelle intenzioni sono sicuramente stati concepiti per essere travolgenti e pieni della carica tipica dell’hard rock, ma è sufficiente ascoltare il tutto più di una volta perché vengano a noia. Come spesso accade a chi decide di intraprendere un viaggio nella memoria musicale degli anni settanta, i Left for Dead portano avanti delle scelte stilistiche piuttosto stantie che lasciano il tempo che trovano. Il disco può comunque dirsi salvo grazie ad un songwriting azzeccato e vivace: ciò impedisce alla struttura concettuale di collassare su se stessa e dona quel pizzico di vitalità utile a valorizzare la proposta del gruppo. Se l’obiettivo è divertirsi a riportare in vita queste sonorità ampiamente superate (leggasi: già esplorate in lungo e in largo) non c’è nulla di male nel farlo; bisogna però accettare la possibilità che il risultato sia poco efficace e destinato ad essere messo da parte piuttosto rapidamente. Come già detto in apertura la formazione americana non può neanche contare su una spiccata capacità tecnica (o, se ce ne fosse, decide di non impiegarla), per cui il tutto si riduce ad una manciata di brani dal contenuto non troppo esaltante. Se siete degli appassionati del rock’n’roll da cantare a squarciagola col vento tra i capelli è probabilmente un disco che potete tenere in considerazione, ma a quel punto non sarebbe meglio affidarsi ai mostri sacri del genere?
1 | Bulletproof | 04:21 |
2 | Rock and Roll Dogs | 04:10 |
3 | Cool Black | 04:34 |
4 | War Dance | 04:43 |
5 | End of the Line | 03:08 |
6 | Make Me a Star | 03:54 |
7 | Comin’ Home | 04:35 |
8 | Son of the Gun | 04:24 |
9 | Late Around Midnite | 03:25 |
10 | Burn It Down | 03:57 |
Durata totale: 41:11 |
Mike Lipski | voce e chitarra |
Mark Cicchini | voce e batteria |
Keith Jones | basso e backing vocals |
ETICHETTA/E: | autoprodotto |
CHI CI HA RICHIESTO LA RECENSIONE: | Michael Brandvold Marketing & Management |