Dead Tree Seeds – Push the Button (2020)
PRESENTAZIONE | Push The Button (2020) è il secondo album dei Dead Tree Seeds, band thrash metal francese fondata nel 2009. |
GENERE | Un thrash metal carico ed incalzante che attinge a piene mani dalla vecchia guardia. |
PUNTI DI FORZA | Un disco ben curato grazie alla sua ottima produzione, capace di coinvolgere l’ascoltatore dall’inizio alla fine. |
PUNTI DEBOLI | – |
CANZONI MIGLIORI | The Way to Eternity, Abjection |
CONCLUSIONI | Push the Button non deluderà gli ammiratori delle sonorità più classiche, che finalmente grazie ai Dead Tree Seeds troveranno un ottimo revival di quel thrash metal che ha fatto scuola. |
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Nata nel 2009 dalle ceneri di una band chiamata Triakanthos a Parigi, una nuova creatura inarrestabile conosciuta come Dead Tree Seeds è tornata in azione dopo sette lunghi anni con il suo secondo album, intitolato Push the Button, il seguito del suo primo capitolo Seeds of Thrash del 2013. Ispirati dai più grandi nomi della scena thrash metal come Metallica, Megadeth e Slayer, così come dalle band della frangia più violenta come Kreator o Sodom e dai monicker più groovy come Testament e Pantera, i Dead Tree Seeds sfoderano tutte le loro abilità in questo secondo episodio sulla lunga durata, rendendo un tributo vivace e aggressivo a quel classico suono thrash metal degli anni ’80 e ’90 e aggiungendo allo stesso tempo una propria impronta originale a ciascuna delle dieci tracce dell’album. Attualmente composto da Frank Vortex alla voce, Francois Odonnet e Aurelien Gonzalez alle chitarre, Sidi Assila al basso e Alexandre Prudent alla batteria, i Dead Tree Seeds sono decisamente tornati in pista nel loro nuovo esplosivo album, invitandoci tutti a unirci a loro nel cerchio infernale delle loro tracce animate dal più puro thrash metal.
Nella traccia strumentale di apertura Thrash Tales, Francois e Aurelien si introducono con suoni acustici e sereni delle loro chitarre, aumentando gradualmente la loro rabbia e la presa sull’ascoltatore mentre sono accompagnati dalla feroce batteria di Alexandre, accompagnando la seconda Fangs of the White Wolf, un vero inno al thrash metal vecchia scuola, con Frank Vortex che vocifera rabbiosamente i testi epici della song donandole un impatto devastante. Avanzando sullo stesso mood ribelle e aggressivo tipico di Anthrax, Exodus e Overkill, il quintetto torna ad aumentare i bpm con Thru God for Vengeance, dove il duo di chitarre si esibisce in shredding e assoli al fulmicotone, marchi di fabbrica della band, mentre Frank continua a urlare e ringhiare come nella più pura tradizione thrash. L’incipit di No Time to Complain si presenta in un mood più oscuro prima di trasformarsi in una cavalcata di classico thrash metal guidato dai ruggiti rabbiosi di Frank, mentre Sidi continua a premere pesantemente il suo basso senza pietà. Il livello di adrenalina si mantiene altissimo anche nella title-track, un brano folle e veloce dove Alexandre si veste nei panni di un demolitore dietro le pelli, fornendo quindi ai suoi compagni tutto ciò di cui hanno bisogno per aumentare la propria intensità, specialmente nel caso di Frank con la sua voce graffiante, per non parlare degli assoli di chitarra malati sparati da Francois e Aurelien. I suoni stridenti di chitarra permeano l’aria nel ponte melodico formato da The Way to Eternity prima che i ritmi tribali martellino le nostre teste nella track da headbanging Abjection, mescolando la cattiveria degli Slayer con i suoni inebrianti dei primi Exodus. Ma la traccia mostra anche un grande equilibrio tra riffing taglienti, ringhi viscerali e suoni di sottofondo groovy. E Alexandre non lascia che la loro ira e l’elettricità si plachino con Enemies of Rome, dove le urla squilibrate di Frank sono efficacemente supportate dai cori della vecchia scuola della band, il tutto condito dal ritmo accelerato per farci immergere nella più totale adrenalina. Wailing Wall ricorda sia il thrash vecchia scuola che quello contemporaneo dei Testament, che è ovviamente una caratteristica straordinaria della canzone, concentrata sui riff precisi e esplosivi dei chitarristi, mentre Frank alterna ringhi più profondi e urla più disperate, aprendo il percorso per il brano di chiusura Shotdead, che offre oltre sette minuti di ferocia, ribellione e, soprattutto, puro thrash metal anni ’80, guidato dai ritmi esplosivi di Alexandre. Saranno anche i riff taglienti a donare un taglio adrenalinico in grande stile, ma le interruzioni e i passaggi atmosferici finiscono per portare via parte della ferocia della canzone alla fine, senza tuttavia rovinarla.
Saranno passati anche sette anni prima che i semi piantati dai Dead Tree Seeds diventassero finalmente maturi con Push the Button, ma l’attesa è valsa decisamente la pena per tutti i fan del classico Bay Area Thrash, che finalmente hanno trovato un ottimo revival di quel thrash metal che ha fatto scuola.
1 | Thrash Tales | 01:45 |
2 | Fangs of the White Wolf | 03:42 |
3 | Thru God for Vengeance | 03:54 |
4 | No Time to Complain | 06:29 |
5 | Push the Button | 04:14 |
6 | The Way to Eternity | 02:05 |
7 | Abjection | 04:36 |
8 | Enemies of Rome | 06:02 |
9 | Wailing Wall | 04:55 |
10 | Shotdead | 07:30 |
Durata totale: 45:12 |
Frank Vortex | voce |
Aurélien Gonzalez | chitarra |
Francois Odonnet | chitarra |
Sidi Assila | basso |
Alex Prudent | batteria |
ETICHETTA/E: | M.U.S.I.C. Records |
CHI CI HA RICHIESTO LA RECENSIONE: | l’etichetta stessa |