Universe in My Yard – Holographic Sight (2020)
PRESENTAZIONE | Gli Universe in my Yard sono un gruppo italiano, del panorama bolognese, e Holographic Sight (2020) è il loro primo album. |
GENERE | Progressive death metal arricchito principalmente nelle sue varie forme tra deathcore, technical, djent, groove, un pizzico di alternative e il piatto è servito. |
PUNTI DI FORZA | La grande varietà e influenze di generi che il gruppo mette insieme. |
PUNTI DEBOLI | Poca incisività delle canzoni. |
CANZONI MIGLIORI | Meaningless Gaze (ascolta), Storm of Souls (ascolta), Twelve Years Delay (ascolta) |
CONCLUSIONI | Gli Universe in My Yard sono una band che può regalare ancora qualcosa; Holographic Sight non è eccezionale, ma piacevole. |
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Gli Universe in My Yard, band nostrana originaria di Bologna nata nel 2011, in questo loro primo album Holographic Sight inseriscono l’interezza delle loro influenze che variano tra progressive, djent, death, groove metal e deathcore.
Il disco funziona molto bene, specialmente per l’instancabile varietà di genere che offrono.
L’essenza principale dell’album l’ho trovata nel nucleo quasi centrale della tracklist a partire da Meaningless Gaze, che è improntata su un ottimo riff deathcore/djent che viene ben circondato durante la canzone dall’arrangiamento. La traccia rimane comunque semplice nella struttura risultando estremamente gradevole.
Succesivamente troviamo Learn to Love the Leash, dal drumming si capisce la tendenza decisamente più death metal, nonostante non abbandoni i concetti della traccia precedente.
Un discorso più articolato è necessario per Twelve Years Delay, un intro disordinato ci disorienta completamente, per tutta la canzone non ci sarà un riferimento fisso. Un flusso di riff e stili completamente diversi, tra death e addirittura intermezzi quasi jazz. Questo continuo alternarsi la rende una canzone instancabile, rappresentante della loro idea di progressive.
Personalmente ci sono state sezioni che ho adorato per la loro durezza, come il breakdown in Kempeitai, anche se è posizionato prima della strofa e nello special dove ricordano vagamente gli Animals as Leaders.
Complessivamente l’album è gradevole, non annoia, ha momenti di grande intrattenimento e coinvolgimento. Dall’altro canto dal punto di vista personale non mi è rimasto dentro, questo può solo significare che tra voi lettori c’è sicuramente qualcuno che lo troverà molto più avvincente di quanto non l’abbia trovato io. Un ascolto è d’obbligo!
1 | World Wide Addiction | 01:48 |
2 | Isolating Veil | 03:38 |
3 | Storm of Souls | 03:27 |
4 | Meaningless Gaze | 03:54 |
5 | Learn to Love the Leash | 04:17 |
6 | Twelve Years Delay | 06:28 |
7 | Kempeitai | 05:16 |
8 | Imagine Your Life As a Palindrome | 05:34 |
Durata totale: 34:22 |
Nicolò Alfei | voce |
Raffaele Sansone | chitarra, synth programming (traccia 4), drum programming |
Mattia “Natuz” Toschi | chitarra |
Tommaso Profumo | basso, synth programming, drum programming addizionale, backing vocals (traccia 5) |
ETICHETTA/E: | autoprodotto |
CHI CI HA RICHIESTO LA RECENSIONE: | la band stessa |