The 2nd Sun è il nuovo disco dei serbi Aurium, pubblicato a giugno di quest’anno per Art Gates Records. La band esprime un symphonic metal piuttosto classico ma non disdegna una impostazione in fin dei conti moderna, costituendo così uno stile decisamente flessibile.
Nella proposta messa a punto dalla band si incontrano una moltitudine di elementi diversi che in qualche caso rischiano anche di minare la solidità dell’album. La quantità di suoni e richiami che costella i vari brani sottolinea il buon lavoro svolto in fase di produzione, anche se questa ricerca non ha riservato la giusta attenzione ad ognuno di essi. Infatti, all’interno di The 2nd Sun ci sono una marea di piccoli effetti e inserti di vario tipo che aggiungono in realtà poco o nulla al quadro compositivo generale. Sembra quasi che il gruppo abbia fatto una scelta rischiosa pagandone le conseguenze in termini di godibilità generale, mosso senza dubbio da uno spirito d’iniziativa che, purtroppo, non ha avuto l’efficacia desiderata. Per quanto riguarda la parte più corposa – ovveroquella che riguarda il symphonic in senso stretto – gli Aurium mettono in campo alcune idee valide, riuscendo fra l’altro a costruire delle sezioni ritmiche di tutto rispetto. Nel contesto di un album un po’ caotico ma a suo modo ordinato, il comparto strumentale si difende piuttosto bene senza mai mostrarsi eccessivamente ambizioso. Si gioca tutto sull’essenza più elementare del metal sinfonico: con i suoi toni epici, ora grintosi, ora drammatici, le composizioni non si evolvono mai in modo determinante e anzi risultano quasi stagnanti. In ogni caso, pur nella loro ordinarietà trovano una loro ragione di esistere; un esercizio di stile in grado di farsi apprezzare nonostante la sua mancanza di mordente. Chissà che in futuro la firma della band est europea non possa farsi più complessa e originale, ma per il momento ci si è limitati a svolgere il compito.