Il centro America, rispetto al nord e al sud, è una zona non molto conosciuta per quel che riguarda l’heavy metal, ma ciò non significa che non abbia band valorose e piene di inventiva. Oggi, infatti, avrò il piacere di parlare dei Wings of Destiny, band proveniente da San José, Costa Rica, che si mostra in tutte le proprie capacità con questo nuovo lavoro che arricchisce ulteriormente questo 2020. Se da una parte sorprende vedere come questi ragazzi dedichino tutte le loro forze sul proprio aspetto e sul proprio monicker accattivante applicato a copertine perfettamente in linea con il genere, dall’altra bisogna considerare che non sono assolutamente una band alle prime armi, dato che in soli cinque anni sono riusciti a confezionare ben cinque album, ed hanno le idee chiare di come sapersi gestire. Aspetti che inevitabilmente riaffiorano in Ballads, portabandiera senza macchia di un power metal che più classico non si può, ma interpretato con piglio e consapevolezza nei propri mezzi. Buona la prova del singer Anton Darusso, che non si limita solamente in slanci vocali da sirena, ma è bravo a modulare la voce anche su toni medio/bassi. Ottima la prestazione anche degli axe-men Cristian Jiménez e Andrés Castro, che conferiscono linee melodiche degne della più pura definizione di power metal, assieme alla sezione ritmica guidata dal basso di Emil Minott e Horacio Paris Kofoed. Inoltre, gli Wings of Destiny si mostrano solidi in termini di credibilità ed esposizione grazie alle proficue collaborazioni con svariati ospiti: Henning Basse (Metalium), Mike Vescera (ex Malmsteen e Loudness), Ivan Giannini (Vision Divine), Marco Garau (Magic Opera), Victor Smolski (ex Rage) e Timo Tolkki (ex Stratovarius).
Live Again, la canzone introduttiva, inizia in modo molto sinfonico, attirando l’ascoltatore con un’atmosfera simile a un inno. È quasi come se si stesse camminando eroicamente in una battaglia, ma la sensazione di un inno si trasforma rapidamente in una sensazione di rabbia. La battaglia è scoppiata e ora viene incanalata attraverso le percussioni e le chitarre che risuonano a tutto volume nella loro marcia funesta, accompagnata dall’altro valore aggiunto del sound della band: i testi. Tutto si riunisce in questa introduzione per impostare una base straordinaria sulla quale si evolverà l’album che, talvolta, mostrerà molti lati diversi. One More Lie, ad esempio, è una canzone più lenta rispetto alle altre, ma comunque pesante nella sua struttura, mostrando una profonda fossa emotiva che è evidente nella disperazione della musica. Attraverso gli elementi orchestrali, però, questo dolore è reso orecchiabile, riuscendo ad attrarre l’ascoltatore nel suo mood: tutto è coordinato e ben pensato, quasi come se ogni nota fosse posizionata una alla volta, selezionata con cura dal nucleo emotivo della band.
Nel complesso, quindi, questo è un lavoro musicale ben architettato, sia per la struttura delle canzoni, sia per la loro successione all’interno del lotto, con due remaster, Sirens Song e Eye of the Storm (recuperate dall’ottimo Kings of Terror), da cui è possibile notare la crescita esponenziale di questa band.
Per non tradire le proprie radici, il quintetto ha omaggiato con due tracce (Forever e Speed of Light) gli autori di Episode, ovvero gli Stratovarius, evidentemente faro guida per il gruppo costaricano, senza tralasciare i gettonatissimi Helloween, Angra e Symphony X, a cui non mancano di certo frecce avvelenate al proprio arco: Time Will Tell ed Here We Go.
Con Ballads, quindi, questi ragazzi dei costaricani hanno dimostrato di avere un gran talento e di meritare una vetrina internazionale, molto più di tanti osannati nomi di big, perché questo full-length si è rivelato uno dei migliori dischi del 2020 in campo power metal. La strada percorsa dai Wings of Destiny è stata memorabile fino ad oggi, ma sono certo che anche in futuro i Nostri sapranno come proseguire e farsi valere ulteriormente.