Il 2020 segna il ritorno dei Burial Remains con Spawn of Chaos, secondo album della band uscito a distanza di solo un anno dal precedente Trinity of Deception. Per quanto l’Olanda abbia la sua onorata tradizione in ambito death metal, ciò sembra un dettaglio poco rilevante per il quartetto di Drachten, perché le radici del proprio stile sembra prenderle da quel suono tipico proveniente da Stoccolma, quel suono che diede una fisionomia ben delineata al death metal europeo e che ha coinvolto tante nuove reclute. E se tutto ciò risulta essere un tratto distintivo nel primo album, è evidente che nel secondo ci sono stati notevoli salti di qualità: i Burial Remains, infatti, non sono una band alle prime armi, poiché i vari membri hanno collaborato in passato in formazioni come Boal, Grim Fate, Dimæon, e in alcune di queste sono tuttora impegnati. La forte esperienza che accomuna i membri della band, quindi, ha contribuito ad arricchire la direzione stilistica da intraprendere: il suono rimane sempre prepotente, diretto e senza compromessi, ispirato come detto in apertura al death metal vecchia scuola svedese, con l’aggiunta di qualche tratto pesante, cupo e marcio degno della memoria degli Autopsy, approcciandosi a sponde doom e a linee melodiche più marcate di influenza Unleashed.
La opener As Darkness Shall Reign non perde tempo a utilizzare il pedale HM-2, distorsore ampiamente utilizzato dalle formazioni svedesi, con un’introduzione che ricorda Override of the Overture dei Dismember, mentre Where Death Begin la segue con una sinistra atmosfera. At Dawn Came the Shadows inizia con un tremolo lugubre e incorpora alcuni accordi squillanti e un riff schiacciante, con la malinconica Slaves to the Cult che rallenta i ritmi fino a diventare un brano dalle atmosfere mortali. La prima metà dell’album scorre velocemente e senza esclusione di colpi, lasciando poi spazio alla fragorosa Spear of Destiny di chiara influenza Bolt Thrower, che imprime una buona dose di violenza e di melodie indelebili nella memoria dell’ascoltatore. Le prime cinque tracce stellari lasciano poi il posto a tre numeri buoni, ma in qualche modo ripetitivi, ripercorrendo le orme di tutto ciò che è stato presentato negli episodi precedenti, per poi arrivare alla conclusiva Tortured Souls, cover degli Slaughter, eseguita in maniera magistrale.
Spawn of Chaos è un album che riesce nel suo intento di ricreare le atmosfere crude e sensazionali dei colleghi svedesi, ma c’è un aspetto in particolare da sottolineare: ci sono ancora alcune transizioni troppo nette e ciò non aiuta la scorrevolezza dei brani (ad esempio alcuni passaggi di At Dawn Came The Shadow). Nonostante questo, i Burial Remains riescono a realizzare un album per fortuna positivo, anche grazie all’assenza di veri e propri riempitivi. Spawn Of Chaos riesce così a intrattenere esattamente quanto ci si aspetta, mostrando maggiore maturità in un genere già calcato da anni.