Gli inglesi Shrykull, al secolo William Powell (chitarra/voce) e Kez Whelan (batteria) si presentano, dopo quattro lavori in studio, con un EP split, in condivisione con i Temple Steps, un quartetto, anch’ essi inglesi, di cui sono noti solo i nomi: Mike (voce) Mark (chitarra), Joe (basso) e Scott (batteria).
L’ EP, registrato su cassetta, ha, su ciascuno dei lati due pezzi di una delle due band.
Il lato A è dedicato agli Shrykull; il duo suona doom metal, direi estremo, con graffianti connotazioni sludge spennellato di black metal norvegese.
Aprono con il brano The Misanthrope, un interessante intreccio fra classica cadenza doom, pesante e rallentata, e cambi ritmici più sludge/punk, in cui la voce, portata all’ estremo, funge da collante fra le parti.
Il secondo brano I Hate the Human Race, cover dei Grief, è un’ ulteriore prova della validità del duo. Qui è lo sludge a predominare. Il sound acido e il raddoppio della voce, oltre a rendere tributo al brano originale, ne migliora di gran lunga l’essenza.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso nell’ ascoltare questa breve frazione, in quanto la band è potente, le canzoni sono ben scritte e la resa devo dire più che buona; nessuna penalizzazione sulla mancanza di un basso o di un’ulteriore chitarra a supporto. Il connubio Powell/Whelan funziona alla grande e riescono a scatenare l’ inferno senza bisogno di nessun ausilio.
Il lato B è occupato dai Temple Steps, già attivi con due album, a cui si aggiunge una demo datata 2019. Nameless è il pezzo di apertura. Il doom scandisce il passo, la chitarra si sofferma sugli accordi, tutto banalmente da copione, la batteria fa da contrappunto con ripetuti fill, mentre una sofferente voce cerca di unire le parti, purtroppo senza grande successo.
Snapped Crook è il secondo brano proposto, decisamente più curato nelle parti rispetto al precedente, nonostante avverta nella voce una sofferenza che non è funzionale al genere, ma anzi, sa di vocalist alle prime armi e non totalmente a suo agio; un particolare di non poco conto.
Ho trovato poco curata, in entrambi i casi la registrazione, non credo sia dovuto in conseguenza ad una scelta artistica. Si potrebbe supporre che sia home made, in quanto la resa ne risente molto, il mix è confuso e non c’ è amalgama tra gli strumenti, oltre a mancare totalmente il mastering. Vero è che l’ ambiente lo-fi è caratteristico per questi generi, la bassa qualità aumenta la sensazione disturbante che si ricerca, ma credo che ci sia del lavoro anche dietro questo; non basta piazzare un microfono di bassa qualità in mezzo ad una stanza.
Tutto sommato è uno split interessante, anche se gli Shrykull hanno dato migliore prova, in solo due brani, di sapersi muovere agilmente in un genere tutt’altro che di semplice approccio.
Per i Temple Steps credo che l’ accostamento con una band con una chiara visione del suo genere musicale, possa comunque fare più che bene, uno stimolo per crescere e rendere un po’ meno banali le composizioni.
In definitiva, abbiamo un lavoro che supera abbondantemente la sufficienza, con due band che sanno il fatto loro, con una spiccata dote sperimentale. Questo non sempre è scontato in generi estremi, ed è un fatto che sicuramente continua a mantenere in vita il sottobosco in cui si muovono queste strane creature.