Hellraizerr è il progetto solista del musicista americano Sal Hellraizerr, attivo da circa un decennio ma approdato alla sua prima pubblicazione in formato full-length solo nel 2020. Il thrash metal macchiato di punk ricorda le radici del genere e ne esalta le caratteristiche migliori, nonostante i grandi limiti che questo album si porta dietro.
Dal punto di vista concettuale siamo di fronte ad un’ottima idea, per la verità. Le scelte operate dal mastermind che dà il nome alla band puntano tutte in una direzione, ovvero quella del revival nostalgico e reverenziale orientato a omaggiare l’essenza più tradizionale del thrash. Il vero punto critico però riguarda l’esecuzione tecnica, che risulta a più riprese insufficiente o poco efficace. Su questo piano Life After Death si perde in un’interpretazione poco lucida; i brani che compongono la tracklist in questione si identificano come degli spettri vuoti e senza entusiasmo (e in questo ricordano la copertina poco rassicurante del disco). Come detto in apertura, le intenzioni iniziali erano anche positive pur mancando di una certa originalità. Tuttavia, il ritratto che Hellraizerr fa di uno dei generi più importanti della storia del metal è piuttosto decadente e privo di un’anima propria, che avrebbe invece potuto dare energia nuova a questa proposta. Il musicista americano ha preferito rimanere ancorato ad una serie di caratteristiche in linea con il suo genere di riferimento ma che sarebbero andate bene a malapena per un disco uscito trent’anni fa. Nonostante la lunga carriera il primo guizzo di questo progetto solista non è dei migliori, ma si spera che col tempo ci darà modo di ricrederci.